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Il mito di Aracne racconta della sfida che una giovinetta lanciò ad Atena su chi fosse la migliore tessitrice. Aracne scelse come tema della sua tessitura gli amori degli dei, il suo lavoro era così perfetto ed iconico verso le astuzie usate dagli dei per raggiungere i propri fini che Atena si adirò, distrusse la tela e colpì Aracne con la sua spola, condannandola ad essere un ragno che tesse in eterno una tela pendente dal ramo di un albero. L'Aracne di Maria Buongiorno ci racconta l'Estraneo che noi siamo, con il quale siamo comandati a convivere per tutta l'esistenza, colui che fa irruzione nel frammezzo dell'esistere. La poetessa inizia il libro con la poesia intitolata "L'Origine", il fiat che contiene l'«enigma», il mistero che custodisce la vicenda dell'esistere, e termina con le poesie "La doppia vita del Namaqualand" e "La rondine bianca", dove lo stile diventa più disteso: siamo al termine del viaggio, l'autrice ha trovato la solennità della conciliazione. Sono poesie quasi epiche, dove la narrazione abbandona l'elegia, poesie che segnano la ripresa della speranza dopo il lungo viaggio invernale dell'esistenza.